BICOCCA LAB

Magazine del Laboratorio di Comunicazione Giornalistica di Milano Bicocca. Direttore Responsabile Marco Mozzoni. Registrazione Tribunale di Milano n.130 del 11/04/2017

Millennials e brandSpeciali

Compro Ergo Sum

Di un vero e proprio dilemma si tratta per molti degli intervistati che, sentendosi chiedere quali brand conoscano ed apprezzino, e perchè, si trovano spiazzati a cercare un’idea negli oggetti che li circondano. Eppure ci tocca ogni giorno di confrontarci con le nostre preferenze in termini di marche e prodotti: compriamo iPhone e beviamo Coca Cola, facciamo un salto all’Esselunga e poi ceniamo da McDonald’s.

I brand costituiscono, oggi, una buona parte del vocabolario di uso comune. Non ci sono dubbi, quindi, sul significato del termine “brand” e i ragazzi sanno esattamente dove cercare una risposta al nostro quesito; il problema, se di problema si può parlare, sta nella scelta: la nostra domanda equivale in qualche modo al chiedere all’intervistato con quale marchio si identifichi, e quando si tratta di identità la questione si fa molto più seria.

Trionfa tra i brand più conosciuti Coca Cola, che non figura mai, però, tra i più apprezzati. In ambito alimentare resta uno delle poche marche ricordate, accompagnata solo da BarillaKinder e RedBull, citate in un unico caso. Grande assente, contro ogni aspettativa, è Nutella, alla quale noi italiani, forse, siamo fin troppo abituati.

La medaglia d’argento va invece ai giganti della tecnologia Apple e Samsung, amate per l’attenzione che ripongono nello sviluppo e nel design dei loro prodotti. Andrea, da buon informatico ed esperto di LogoQuiz, include Apple, con Microsoft, Sony e GoPro, tra le più apprezzate per innovazione e cura del dettaglio, ma confessa: “non la apprezzo più come una volta!”. E se oggi pare che il mondo si divida tra chi acquista un iPhone e chi un Samsung, entrambi i brand sono presenti, a pari merito, nelle conoscenze della maggior parte dei nostri intervistati.

E’ interessante notare che, tanto le ragazze quanto i ragazzi, annoverano tra i brand preferiti Vans (nel cinquanta percento dei casi), Nike, Adidas e Zara, marchi di abbigliamento di fascia medio-alta, che a detta degli intervistati mostrano alta qualità e un prezzo sostanzialmente accessibile. Compare solo nel dieci percento dei casi Converse, che fino a qualche anno fa avrebbe spartito equamente il favore con Vans e che oggi ha perso parte della sua forza attrattiva sul mercato.

Anche Esselunga rientra tra le scelte curiose emerse durante l’inchiesta: la catena di supermercati spicca per qualità della merce e riguardo verso il cliente e, tra offerte speciali e concorsi a premi, conquista il cuore del customer come il migliore dei business d’oltreoceano.

Tra il pubblico femminile la casa cosmetica milanese Kiko ha la meglio, grazie all’ottimo rapporto qualità-prezzo, seguita da Sephora, che nel nostro Paese è fortemente penalizzata dalla concorrenza in fatto di costi. Tra le più amate troviamo anche Lush, azienda inglese specializzata nella produzione di prodotti di bellezza, saponi e bath bombs biologici e naturali.

Molto popolare è anche Tiger (Flying Tiger Copenhagen), per la quale Deborah ammette di avere un debole: “improvvisamente sento di aver bisogno di qualsiasi cosa io trovi da Tiger, a partire dai dolci fino ad ogni formato di quaderno possibile ed immaginabile; se non fosse così economico, sarei sicuramente al verde!”.

Alla fine del nostro viaggio tra brand e marchi incontriamo Francesca. “Io sono una marketer anti-brand” dice, “di marchi ne conosco molti e non ne apprezzo nessuno in particolare” ma il discorso è lungo e molto più complesso, tanto da poterci scrivere un intero libro. E’ un’affermazione di identità esplicita, “io sono”, forte del suo essere fuori dal coro; Francesca sposa l’indipendenza e sceglie il prodotto che esprima, anzichè plasmare, la sua immagine nel mondo. Forse il punto è proprio qui: siamo quello che compriamo.

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