Uber, è semaforo rosso
Festeggiano i tassisti: entro il 16 aprile Uber ha l’obbligo di bloccare i propri servizi sul territorio italiano. Il tribunale civile di Roma, infatti, come si legge nell’ordinanza emanata lo scorso 7 aprile, “accertata la condotta di concorrenza sleale posta in essere sul territorio italiano da Uber, inibisce alle parti il servizio di trasporto pubblico non di linea con l’uso dell’applicazione Uber Black” e di “analoghe” app, “disponendo il blocco di queste applicazioni con riferimento alle richieste provenienti dal territorio italiano, nonché di effettuare la promozione e pubblicizzazione di detti servizi sul territorio nazionale”. Il giudice Alfredo Landi ha inoltre fissato una penale di 10mila euro “per ogni giorno di ritardo nell’adempimento” del blocco, “a decorrere dal decimo giorno successivo” alla pubblicazione della sentenza. Il commento da parte dell’azienda di Travis Kalanick non si fa attendere: “Siamo allibiti per quanto annunciato dall’ordinanza che va nella direzione opposta rispetto al decreto Milleproroghe e alla normativa europa. Faremo appello contro questa decisione, basata su una legge vecchia di 25 anni e che non rispecchia più i tempi, per permettere a migliaia di autisti professionisti di continuare a lavorare grazie all’app di Uber e alle persone di avere maggiore scelta”. La questione di fatto non è conclusa ma il ricorso avrà bisogno di qualche mese per risolvere la situazione, salvo un intervento diretto del Governo. A farne le spese, come spiega il Codacons, saranno i consumatori che avranno possibilità di scelta più limitate e assisteranno a un rincaro delle tariffe del trasporto non di linea; questa decisione viene definita “abnorme” dalla stessa associazione dei consumatori e che “riporta l’Italia al medioevo”.





