È del 18,4% la differenza tra tasso di occupazione maschile e femminile in Italia. Un dato preoccupante, soprattutto se si ripensa ai mille hashtag e alle belle parole spese sui social qualche giorno fa in occasione della festa delle donne. I dati riportati nel rapporto del Censis di questo marzo 2017 delineano chiaramente la situazione.

Con una sostanziale differenza tra Nord e Mezzogiorno, solo il 48% delle donne italiane ha un’occupazione e, tra queste, la maggior parte è costretta ad un lavoro part time. Il suo ammonto del 91,6% rispetto al 2008 è dovuto principalmente alla mancanza di alternative full time. Non una scelta volontaria quindi, a differenza di quanto si voglia far credere.

Che poi le donne siano retribuite meno degli uomini non è un fatto sconosciuto. Nascosto ai più forse è un altro fatto. È nei ruoli dirigenziali che si registra il gap remunerativo maggiore tra i due sessi, con un bel 38,7 per cento. Una condizione ingiusta, se si considera anche che, in generale, tra il tempo dedicato al lavoro e quello dedito alla cura della casa e della famiglia, le donne sono impegnate 7 ore e 36 minuti al giorno, contro le 6 ore e 29 minuti dell’altro genere.

A detta del Censis, con questi e altri significativi dati il nostro Paese si registra tra le ultime posizioni in Europa per quanto riguarda la condizione lavorativa femminile. Spiacevole segno del fatto che le estenuanti lotte condotte dalle donne per la loro emancipazione hanno sì, portato a dei progressi ma non sono ancora abbastanza. È – e sarà – un percorso ancora lungo. E difficile. Ma, come dice Beyoncè, “Who runs the world? Girls!”.

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