BICOCCA LAB

Magazine del Laboratorio di Comunicazione Giornalistica di Milano Bicocca. Direttore Responsabile Marco Mozzoni. Registrazione Tribunale di Milano n.130 del 11/04/2017

Sport

Un calcio alla vecchiaia

E’ sempre minore l’età media dei giocatori che fanno parte dei grandi club calcistici europei. E’ infatti di 26,3 anni la media nella massima divisione italiana, con il Milan che guida la classifica (24,8), seguito da Bologna (25,3), Crotone (25,9) e con i rivali della Juventus al polo opposto della classifica (29,1), seguita solo dal Chievo Verona che si rivela il club più “anziano della serie A. Ma chi stupisce maggiormente è come al solito il resto del calcio europeo, che vede alcuni dei più grandi club di calcio, fra i quali Leverkusen, Lione, Monaco e Dortmund fra i più giovani, con una media rispettivamente di 24,3; 24,9; 25,1; 25,2 anni. Bene anche Tottenham e Liverpool che restano sotto il muro dei 26 e Psg, Manchester United e Real Madrid sotto quello dei 27. Unica soddisfazione italiana in Europa è il Milan, che si posiziona dodicesima fra le squadre dei quattro maggiori campionati. Consolazione un po’ magra però se confrontata con il resto del calcio europeo, dove soprattutto in Francia e Germania la media complessiva non sale sopra i 26 anni e dove squadre come quelle dell’Est Europa e dei Paesi Bassi non superano i 23, massimo 24 anni. Il ringiovanimento delle rose è infatti una nuova filosofia, che comporta un minor costo sia per gli stipendi che per gli acquisti dei giocatori e garantisce una crescita esponenziale dei propri giovani, migliorando anche le potenzialità della Nazionale, come dimostrano gli esperimenti di Belgio, Croazia e Olanda. Favorire la crescita dei propri giovani non è solo un’ottima maniera per arginare i milioni di euro spesi ogni anno per i giocatori di calcio, ma anche un insegnamento da diffondere, capace di stimolare i giovani a dare il proprio meglio in campo e ad inseguire i propri sogni e alle società di dare loro spazio, di aver la possibilità di lanciare i futuri “top player” a costo zero e di dare un futuro alla Nazionale che non sia mai incerto. Insomma, sempre più giovani e sempre meno costi, una mentalità che in Europa paga, mentre in Italia, per ora, paghiamo  e basta.

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